I siti delle immersioni del Centro Sub Pozzuoli

mappa delle immersioni del Golfo di Pozzuoli
Mappa immersioni del Golfo di Napoli

Immersione Mosaici del Portus Julius

1mosaiciportogiulio (2)Sito ove è possibile ammirare una serie di pavimenti forse facenti parte di una residenza di un commerciante, forse Egizio, nella zona dei magazzini del Portus Julius.
I pavimenti, posti ad una profondità di 3/5 metri, sono cinque.

Il più grande, posto di traverso agli altri, in coccio pesto con decorazioni a tesserine di marmo bianche e nere a fiorellini, un altro, poco più piccolo, con decorazioni in tesserine bianche a forma di rombo.
Seguono altri due piccoli, in coccio pesto, con decorazioni rappresentanti due simboli ieratici: la svastica greca ed il quadrato concentrico, uniti dai prolungamenti di entrambi. Questi simboli, già utilizzati dagli egizi, dai greci ed anche in culture indù e buddiste, rappresentavano il “ disco solare ” e sono un diretto riferimento alla leggendaria civiltà atlantidea.

Al centro vi è un pavimento differente dagli altri, in opus sectile, con tessere di marmo bianche ed una greca in tessere di ossidiana, una pietra lavica nera

La domus con peristilio

2domusconperistilioIn un’area contigua al sito dei Mosaici, vi è una domus, probabilmente appartenuta ad un commerciante. Ben conservato appare l’impianto murario di base, una cisterna ed un peristilio o portico in colonnato di laterizio, del quale alcune delle 13 colonne sono, per un metro circa, ancora in piedi.

Le mura di perimetro evidenziano la costruzione in opus laterizia e reticolata, e sopratutto la presenza di alcuni stucchi ancora visibili nonostante siano trascorsi oramai circa 2000 anni.
Il complesso, che affacciava su una delle sponde interne del porto Giulio, è contiguo ad altre residenze e magazzini (orrrea) di cui i si possono vedere alcuni pavimenti in coccio pesto, purtroppo non perfettamente conservati.

Immersione Portus Julius

Situato sulla linea costiera che da Pozzuoli va a a Baia, l’antica Bauli, il Portus Julius fu commissionato nel 37 a.c. da Marco Vipsanio Agrippa, per volere di Ottaviano durante la guerra civile tra questi e Sesto Pompeo. La grandiosa struttura portuale, adibita ad arsenale della flotta di Miseno era collegata attraverso un canale navigabile ai laghi di Lucrino e D’averno. Il porto offriva un naturale rifugio protetto per le navi da guerra oltre ad un ampio cantiere navale interno.
Oggi è possibile vedere ad una profondità che va da 3mt a 5mt i resti della struttura portuale le torri di ingresso in opus pilarum ed alcuni magazzini.
Il porto inizialmente, svolse la funzione di base militare navale. Il progressivo abbassamento della linea di costa causato dal bradisismo e l’arretramento della costa marina produsse la scomparsa del lago di Lucrino e il porto romano venne completamente sommerso. Le strutture del porto vennero riscoperte nel 1956 grazie alle foto aeree scattate dal pilota militare Raimondo Bucher.
Attraverso quelle foto ed i rilievi subacquei effettuati, è stato evidenziato il complesso sommerso, corrispondente al porto antico e ad un tratto della via Herculanea, che si estende per circa 10 ettari ad una profondità variabile da 2,50 a 5 metri circa.

Vi si può osservare il tracciato di una via che passa fra i resti di due file parallele di magazzini portuali, con alzate di murature in opera reticolata, intonaci, casseforme lignee, impianti idraulici e poi un edificio più vasto con un orientamento diverso da tutte le altre strutture, disposto obliquamente, con dei pavimenti a mosaico, vedi immersione domus con peristilio.

Immersione Secca delle fumose

3seccafumosaLa secca è sita a circa 750 metri dalla attuale linea di costa, e a 300 metri da quella antica ora sommersa. Su un fondale che va da – 9 metri a – 15 metri, si trovano una serie di 26 torri definite in “opus Pilarum”.
Questa costruzione, tipica dei porti Romani, quali quello di Anzio ed il vicino Caligoliano di Puteoli, veniva utilizzata anche per diga a difesa dei marosi, incanalamento di acque e per sorreggere ponti o strade.

La sua particolare allocazione, fuori dalla linea di costa, fa presumere che il costrutto potesse sorreggere qualcosa come il leggendario “ponte di Caligola” voluto dall’imperatore per ”poter camminare sull’acqua” .
Il sito viene denominato “delle fumose” poiché si colloca su un’area di forte attività vulcanica e, nella visita subacquea, nella zona occidentale del sito troviamo le classiche manifestazioni di tale attività : fumarole, solfatare, geyser. Tali attività interagiscono con la assoluta ricchezza di biodiversità, ed infatti è comune vedere pesci che nuotano con piacere attraverso le bollicine delle fumarole e i getti caldissimi dei geyser.
Parte della zona C dell’AMP, è fruibile ai diving con due boe che evitano i vietati ancoraggi dannosi per l’ambiente. Cernie numerosissime, grandi corvine, fitti banchi di saraghi, pesce azzurro, ricciole, lecce, nuvole di Cromis Cromis e, da poco, branchi di barracuda popolano festosamente la secca in ogni suo dove, lasciando il subacqueo visitatore gratificato. Per la sua bellezza e la sua tipicità l’area è definita, non a casso, “ il nostro mar Rosso ”!

Immersione Ninfeo dell’imperatore Claudio

4NINFEO DI CLAUDIO5Nella zona A del Parco Archeologico di Baia, troviamo un edificio di forma rettangolare, venuto alla luce durante una campagna di scavo del 1970.
Sul luogo ve
nnero ritrovate sei statue che costituivano l’abbellimento di un “ ninfeo ” ossia un locale riproducente una grotta marina.
Qui gli ospiti dell’imperatore Claudio, al quale è attribuita la costruzione, potevano mangiare e deliziarsi dei giochi d’acqua inseriti nelle statue che riproducevano la scena dell’ubriacatura del Ciclope da parte di Ulisse e Bajos.

Le statue di quest’ultimi sono ammirabili in copia (gli originali sono custoditi presso il Museo Archeologico di Baia) nell’area ove furono scoperte durante gli scavi subacquei.
Oltre le descritte statue, sono state poste le copie anche di quelle rinvenute della madre di Claudio, Antonia minore, due del dio Dioniso ed una della figlia di Claudio, Ottavia Claudia, successivamente moglie di Nerone.
Appena fuori il Ninfeo, il percorso prosegue con un grande edificio termale del quale si possono visitare gli ambienti tra i quali un pavimento in opus sectile policroma, probabilmente un frigidarium, appena restaurato. Poco distante vi è una strada basolata, chiamata ” via Herculanea “, che conserva i condotti laterali di deflusso acqua piovana ed una serie di ambienti laterali. Il lato ovest mena verso il lacus Baiani dove troviamo i resti imponenti di altre due ville, mentre percorrendola verso la dorsale Nord-Est, porta in direzione Porto Giulio.

Villa dei pisoni

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La villa dei Pisoni del I° secolo a.c. , attribuita alla famiglia patrizia dei Pisoni, per il ritrovamento di una “ fistola plumbea ” riproducente la scritta L.C. Pisoniis (Lucio Calpurnio Pisoni), fu annessa all’impero dopo che fu scoperta una congiura contro Nerone ordita proprio nella villa detta poi “ congiura dei Pisoni ”
La villa fu, in seguito, modificata dall’imperatore Adriano che la volle simile a quella, altrettanto famosa, di Tivoli. Oggi è possibile visitare, grazie ad un percorso sommerso guidato che ha dei blocchi con piantine, la Natazio (piscina termale), il muro esterno chiaroscurato sul quale è visibile l’opus latericium e reticolatum.
Il percorso porta ad una fontana con vasche in reticolo che poi si snoda attraverso gli “ambulatio” del porticato prospiciente un grande giardino.
A sud/est dello stesso si può ammirare, un semicolonnato in laterizio, oggetto di restauro nel quale sono stati sostituiti dei “ cubilia ” nuovi dell’opus reticolatum.
Oltre vi è il complesso termale, mentre dall’altro lato vi sono una serie di stanze di servizio che conducono alla parte marittima della casa che affaccia sul molo, protetto da opus pilarum e, più avanti, un complesso di peschiere.

Immersione Villa Protiro

6mosaicoapelteprotiroDi particolare interesse è il vasto bacino occidentale utilizzato come approdo per i natanti di discrete dimensioni e protetto a sud da una doppia fila di piloni. Posto nella zona A dell’ AMP sommersa di Baia, il sito, definito da un percorso guidato con piantine indicative, si snoda su una strada sulla quale si affacciano una serie di taverne e una villa privata, la villa di Protiro. Tale villa fu così definita per l’esistenza di un particolare porticato con la classica disposizione di panche all’esterno per l’attesa di persone, che la fanno attribuire ad un uomo di legge o di medicina.

L’ingresso a protiro era inquadrato da due lunghi sedili in muratura, oltrepassato il vestibolo (sul quale si affaccia l’ambiente dell'”ostiarius” o portinaio), si giunge nell’atrio dalle pareti rivestite di marmo, similmente agli ambienti adiacenti che, in diversi casi, erano pavimentati in mosaico. Preceduta da una fila di botteghe, la villa consta di due parti, una termale ed una residenziale, separate da un bacino rettangolare in comunicazione col mare ed ornato da statue, una delle quali (del tipo dell’Afrodite dei Giardini di Alcamene) è stata recentemente recuperata. Una serie di stanze si affacciano su un atrio centrale dal quale ricevono la luce. In una di questa stanze è possibile ammirare uno splendido mosaico in opus sectile, denominato “ a pelte” composto da tessere bianche e nere, riproduce con motivi esagonali e semicircolari la stilizzazione dello scudo classico ellenico appunto definito pelte o peltarion. Oltre, verso nord, si possono ammirare degli ambienti termali con ancora visibili i doppi pavimenti a “sospensura” ed i condotti del vapore che alimentavano i “calidarium” delle terme. Verso ovest vi sono alcuni esempi di pavimentazione in marmo bianco e cipollino, molto preziosi.

La peschiera semicircolare della Villa antistante castello di Baia

7PESCHIERACi troviamo a Baia, Le rovine che si intravedono nella trasparenza delle acque sottostanti il belvedere del castello di Baia, sono parte marina del Palatium inglobato all’interno del Castello Aragonese di Baia, probabilmente appartenuto a Nerone. Le rovine della sono oggi oggetto di scavo nello stesso castello edificato dagli Aragona.
Il tratto meglio conservato è quello delle peschiere, in particolare quello della Peschiera semicircolare che, dalle foto rilevate da Google Earth hanno fatto cadere in errore alcuni che le hanno identificate come odeon o arena.
L’ immersione, sottocosta, è semplice ed anche possibile in snorkeling, viene difatti proposta come parte dalla superficie e parte in immersione per esaltarne le caratteristiche. Oltre le peschiere vi sono 8 torri in opus pilarum, poste a difesa dai marosi e quali “cattura tori” della piena d’acqua necessaria alla circolazione all’interno della peschiera stessa.

Immersione Secca Rione Terra

Ci troviamo a Pozzuoli, ai piedi della famosa rocca tufacea del R8rioneterra3ione Terra, uno dei primi insediamenti dell’antica Dicerachia (città del giusto governo), chiamata successivamente, sotto il governo di Roma, Puteolis
Il sito è caratterizzato da una serie di opus pilarum (grossi blocchi in opera cementizia e tufo) che danno origine ad una moltitudine di passaggi a canyon e grotto che ne fanno una divertente e leggera immersione ripetitiva. L’habitat vede la presenza di molte specie di piccola taglia oltre a polpi, spigole e pesce bianco, grandi attinie di sabbia e pinne nobilis. L’area, generalmente nota ai locali anche come “secche delle chiane”, presenta un livello d’immersione di difficoltà facile. La profondità massima pè 10 metri.

Immersione Relitto e piattaforma di acquacoltura

9piattaformaacquacolturaSita ad un miglio circa dal porto di Pozzuoli, il relitto è di una fish factoring che produceva pesce di maricoltura.
Affondata nel 2008 a seguito di una forte libecciata ed a causa di un malfunzionamento dell’impianto di sollevamento e galleggiamento, la piattaforma giace, rovesciata di 180°, su un fondale di 65 metri. Il punto meno profondo è a – 40 metri e coincide con la parte inferiore, composto da una struttura ottagonale di circa 70 metri vertice-vertice.
Sul lato sud si scorge il complesso delle reti che formavano le camere di allevamento, mentre il corpo emerso, ora poggiato sul fondo, è circa 25 metri sotto. Il costrutto è già timidamente colonizzato da cirripedi e vari organismi incrostanti quali spugne ascidie. Bellissimi ed affascinanti crinoidi gialli e tigrati, in quantità inconsueta, ricoprono i grandi tubolari. Nuvole di pesce stazionano intorno alle grandi colonne tubolari che costituiscono la struttura ottagonale.
L’immersione è consigliabile a veri esperti anche per la forte sensazione di giungere, dopo alcuni metri di acqua quasi sempre limpidissima, sull’enorme struttura che all’improvviso appare in tutta la sua maestosità.
L’immersione si effettua in gruppi di massimo 6 persone, tutte con brevetto tek o Advanced deep air di provata esperienza.

Immersione Torre Saracena

10torresaracenaIl sito di immersione si trova in prossimità di un’altra delle aree archeologiche sommerse occupata dai resti di una villa residenziale, probabilmente appartenuta ad Orazio.
Quest’enorme torre, detta ” torre saracena ” con molta probabilità è la base di un faro di epoca romana, conosciuto come Faro di Miseno, successivamente inabissatosi scivolando e poi cadendo sul proprio lato est, in seguito ai fenomeni di bradisismo che interessano la costa flegrea.
La torre, alta circa 14 metri, su un fondo che va dai 19 ai 27 metri, è in opus pilarum, e presenta tratti in opera reticolata e laterizia. Si presuppone che probabilmente anche la parte sotto sabbia sia rivestita da opus reticulatum. La torre rappresenta la più grande costruzione del suo genere nel golfo. Alla base, lato ovest, Un presepe, opera marmorea di un artista locale, è sistemato poi su un angolo della torre, posto ad una profondità di circa 20 metri. Sula lato sud /est giace un relitto di una barca in vtr abitato, spesso, da alcune cerniole di fondale (Eph. Americanus) Gronchi e murene la fanno da padrone e, da marzo, molte piccole aragoste sbucano con le loro antennine dagli anfratti della torre.

Immersione cisterna e peschiera della Dragonara

11dragonaraIl sito si trova sul litorale di Miseno, una ridente località marina del comune di Bacoli, poco distante da Pozzuoli.
Sull’omonimo promontorio il generale romano Lucullo fece costruire un complesso residenziale composto di più elementi disposti su più livelli digradanti verso il mare.
L’attuale “Grotta della Dragonara”, completamente scavata nel tufo, fu realizzata in età augustea per servire le flotte militari o probabilmente la vicina Villa di Lucullo.
Successivamente fu infatti annessa a quest’ultima e dotata di peschiere e ninfei.
La cisterna è composta da grandi vasche ricoperte da cocciopesto che permettevano la depurazione delle acque piovane. Il sito si caratterizza per una serie di ambienti, attualmente semisommersi tra la spiaggia e il costone, che risultano facili da visitare e pieni di luce, anche in apnea.

Capo miseno, scoglio del cannone

12capomisenoscogliocannoneL’area d’immersione è a sul Capo di Miseno, che prende il nome dal nocchiero di Enea.
Il sito è un’antica postazione militare antiaerea della seconda guerra mondiale ed in passato fu anche uno strategico avamposto borbonico.
Questo sito conserva sui suoi fondali i resti delle due giranti della contraerea posta sul sommo dello scoglio detto “ Del Cannone” fatte esplodere alla fine della II guerra mondiale. Ora giacciono sommerse l’una a circa 12 – 15 metri proprio davanti allo scoglio e l’altra a -6 metri nell’istmo che separa l’isolotto del cannone dal capo.
Il luogo ben si presta anche per immersioni notturne dove, in sicurezza, è possibile fare immersioni su fondale chiuso e al riparo di eventuali imbarcazioni.
Caratterizzato da una interessante fauna, il sito presenta una caduta di massi che ne caratterizza l’habitat e che ben si adatta come tane di grandi saraghi e spigole presenti in queste acque.

Grotte di Miseno

13grottedimisenoPoco distanti dal capo di Miseno vi sono due ingrottamenti, l’uno sul fronte sud del capo e l’altro sulla parete est. Passaggi in canyon e ricchezza di pesce di passo sono la caratteristica del sito. Immersione facile con profondità massima di -12 metri e facile percorso in grotta molto ampia ne fanno una piacevole seconda immersione della giornata.

Immersione Secche di mezzo (Miseno)

14seccamisenomezzoIl sito detto Secca di mezzo è posto a nord ovest del banco di Miseno.
La secca ha un cappello a -38 metri, è riservata a sub esperti , advanced immersioni ed ai sub deep air o tecnici. L’area riserva molte sorprese per la presenza di pesce di passo e grandi rami di gorgonia rossa, Paramuricea Clavata, e Gerardia Savaglia.
Grandi cernie, schive e furbe, si intravedono per poi sparire sotto i grandi massi.
Non difficile poi incontrare esemplari di Gattuccio, il selace maculato che, quasi sempre si possono osservare in piccoli spacchi della roccia mentre dormono o digeriscono grossi bocconi di pesci e crostacei, che ingoiano interi ed, una volta digeriti, ne sputano i resti. Presenti anche aquile di mare e distese di gorgonie.

Immersione Secca di terra (Miseno)

15seccamisenoterraIl sito detto Secca di terra è posto a nord ovest del banco di Miseno.
La secca ha un cappello a -40 metri, è riservata a sub esperti , advanced ed ai sub tecnici. Ha la forma di una grande tartaruga ed è caratteristica per la presenza di corallo nero falso, la gerardia savaglia. Grandi aquile di mare passano sui sub incuriosite per poi svanire nel blu.

Immersione Secca di Miseno1 e 2

16miseno1e2È parte di edificio vulcanico definito a Banco. Consiste in una grande falesia la cui parte maggiormente erosa posta a sud/sud-est, è rimaneggiata in grandi faraglioni che insistono su un fondale posto a – 46/58 metri. Il top della secca è a – 24, praticamente sull’altopiano integro della formazione, i faraglioni dalla conformazione a mammellone, sono una decina ed i più lontani dalla falesia principale, verso est, sono i più profondi. Maestose aquile di mare sorvolano le piane di sabbia che separano i mammelloni che sono ricoperti da gorgonie del tipo Paramuricea clavata i cui rami, specie nei limiti della secca,sono colonizzati da bianchissimi polipi di Gerardia Savaglia (falso corallo nero), su di un mammellone posto a – 50 se ne possono osservare alcuni rami non parassita, molto raro. Cernie di taglia colonizzano le spaccature sottostanti i mammelloni e quelle verticali della falesia, sparsi sulla stessa e sul fango è facile osservare reperti bellici affondati dopo la II guerra mondiale in queste acque: proiettili di mitragliera in nastri, grossi da cannone contraereo, razzi aria/terra, tutti pericolosamente ancora “attivi” quindi solo da osservare e non toccare!

Immersione di Pentapalumbo – Secca di fuori

17pentapalumboseccadifuorila secca è ciò che resta di un antico edificio vulcanico.
Rami di paramuricea clavata ricoprono pinnacoli.
Altre bellezze d’ammirare sono le paramuricee con alcionari parassiti.
La fauna locale vede prevalentemente la presenza di grossi gronchi e calamari di pezzatura non comune, che generalmente sono visibili a circa – 45 metri.
Altra caratteristica di queste acque è la loro limpidezza che permettono visibilità notevoli, caratteristiche queste che danno una grande sensazione di sicurezza e permettono, pur considerando la profondità, di vedere tutta la secca nella sua estensione. Profondità massima -65, cappello a -42.

Immersione di Pentapalumbo – est

18pentapalumboestL’immersione permette di vedere da vicino quel che resta di un antico edificio vulcanico in tufo grigio. Esso si compone di un grande crostone dal quali si erge un pinnacolo ed alcuni scogli sparsi che hanno la caratteristica di essere ricoperti di grandi spugne gialle incrostanti del tipo a “ manina ” .
La caratteristica principale del sito è la presenza di un enorme ramo di vero corallo nero “Antipathella sub pinnata” vera attrazione dei fotosub. Le acque che sono di una trasparenza tale da permettere una perfetta visibilità fino a circa 50 metri. E durante la discesa branchi di aquile di mare si avvicinano incuriosite ai sub.

Secca di Pentapalumbo – La cattedrale 2

19pentapal2aQuesta secca che fa parte del grande banco di Pentapalumbo, ha il suo top a circa – 40 metri. Il sito si compone in un edificio a forma di fero di cavallo chiuso, con una grande parete esposta a sud sormontata da tre pinnacoli. All’esterno vi sono alcuni scogli e mammelloni nei cui spacchi si trovano enormi mostelle attive soprattutto di notte quando cacciano crostacei e piccoli pesci, mentre di giorno restano nascoste in fessure fra le rocce contendendosi lo spazio a grandi gronchi. In queste acque non è difficile poi incontrare grandi aquile di mare e grosse cernie. Sulla parete sud abbiamo la presenza di rarissimi rami di paramuricea Chamaleon, la gorgonia con le punte gialle, mentre sul top e sui pinnacoli gli altrettanto rari rami di gorgonia albina, presenti solo qui, fanno bella mostra e ben si prestano per foto e filmati. L’immersione si svolge tutta a – 42/45 metri e con un’oculata condotta si può percorrere tutta la secca, ritornando con soli ¾ minuti di deco.
Servizio : Bombola, zavorra, passaggio barca, guida.

Secca di Pentapalumbo – La cattedrale 1

20pentapalumbocatt1La secca di Pentapalumbo è il resto di un edificio vulcanico del quale sono rimasti integri i soli effluvi lavici in tufo grigio.

Il sito si compone di due grandi edifici dai quali si ergono più pinnacoli ed alcuni mammelloni sparsi che hanno la caratteristica di essere ricoperti di grandi spugne gialle incrostanti del tipo a “ manina ” .

Grandissimi rami di paramuricea clavata ed albina ne ricoprono sia i due edifici principali che i pinnacoli. Molto belle anche le paramuricee con alcionari parassiti.

Queste acque si caratterizzano per l’estrema limpidezza e trasparenza che spesso permettono di vedere, anche da – 50 metri, le barche in superficie.
Caratteristiche queste che danno una grande sensazione di sicurezza e permettono, pur considerando la profondità, di vedere tutta la secca nella sua estensione. Profondità massima – 56 metri top a – 42

Immersione Banco Pampano

21bancodelpampanoIl Banco Pampano è situato nel golfo di Pozzuoli a circa 6 miglia da capo Miseno, tra il Banco di Nisida ed il Banco di Penta Palumbo. Il sito per le sue caratteristiche è un’area ad esclusivo utilizzo di sub tecnici. Da luglio ad ottobre (ma questo dato varia di anno in anno), è facile vedere in queste acque il passaggio di tonni, che entrano al seguito di branchi di pesce azzurro. Caratterizzato da una grande guglia di origine vulcanica che proviene dal fondo abissale, il sito sale sino a – 90 metri. Particolare è la presenza di grossi rami di corallo fossile. L’immersione, anche per la profondità del sito, è da considerare un’immersione molto impegnativa, ed è indicata pertanto per sub espertissimi che utilizzano solo miscele. Top a -95 fondo 150.

Immersione Banco di Nisida

21pampanoAl largo di Nisida, tra la Secca della Cavallara e la Secca dei Mammelloni di Nisida, troviamo l’area del Banco di Nisida, una grande formazione di origine vulcanica il cui top è posto a – 60 metri.

L’immersione permette di esplorare un fondale che presenta enormi scogli sparsi.
L’immersione, anche per la profondità del sito, è da considerare un’immersione impegnativa, ed è indicata pertanto per sub espertissimi e per la didattica e l’uso di miscele tecniche. Top – 60

Immersione Secca della Cavallara

23cavallaraA sud del promontorio di Posillipo, appena fuori dall’are dell’ AMP della Gaiola, il fondale, si innalza formando un pianoro che termina con una parete a cigliata che da un top a -11 metri finisce a -28 metri.
La parete è lunghissima, circa trecento metri, e si presenta molto frastagliata con un andamento da est–ovest e nord-ovest.
All’esterno della parete, a sud, si trova un grande faraglione a forma di stivale d’indubbia bellezza, ricoperto di margherite di mare, Parazooanthus Axinella e con enormi gorgonie Leptogorgia Sarmentosa, grandi oltre i 170 centimetri.
La parete è un susseguirsi di incontri : aragoste, pesce di passo e nudibranchi sono la particolarità. Il sito è caratterizzato dalla presenza di un relitto di una meda, poggiato sul fondo, è oggetto di foto divertenti da parte di sub che si fanno ritrarre dentro tale struttura di acciaio.
Sul top della secca vi sono innumerevoli pinnacoli e gorgonie e l’acqua è quasi sempre limpida.

Ripa puteolana, le Monachelle

24monachelleSiamo nell’immediato tratto costiero prospiciente l’omonima spiaggia. Il sito ha una rilevanza notevole per i reperti e manufatti archeologici sommersi, difatti esso insiste sull’antica ripa puteolana, ovvero il tratto costiero che menava verso il Portus Julius. L’abitato era costituito da ville patrizie, difatti è presumibile una residenza della facoltosa famiglia dei Calpurni, ai quali si deve il “culto degli augustali” e da una moltitudine di “orrea” ovvero botteghe, nello specifico di scalpellini. Difatti è facile, durante l’immersione, imbattersi in grandi blocchi di marmo non ancora finito di lavorare, probabilmente poiché le botteghe furono lasciate velocemente a causa del bradisisma. Appaiono evidenti una serie di ambienti termali con “natazio” ossia piscine, dato il ritrovamento di lastre plumbee su opera cementizia ed anche classici passaggi idraulici. Poco distante da un ambiente di tale appartenenza vi è una grande colonna in marmo cipollino parzialmente insabbiata dal diametro di circa 40 cm e stimata in 3 mt di lunghezza. L’immersione è semplice e in pochi metri, ma, comunque , riserva incontri inaspettati come orate, spigole, ricciolette e finanche piccoli barracuda e tanti reperti come pezzi di anfora, oggetti di marmo e altro da edere e……non toccare!

Immersione Mamutones

25mamutones2Siamo nella Cala della Badessa, zona Posillipo.
Di fronte alla grande falesia di Posillipo ed all’isola di Nisida, guardando il pieno sud del golfo, troviamo nel mezzo della baia, un crostone che termina in una piccola falesia ed una decina di mammelloni esterni, piccoli e grandi che sono la parte residua della falesia stessa erosa. Il top è a – 11 metri ed il fondo è a 28 metri
La maestosità architettonica fa dell’immersione una delle più belle tra quelle proposte.
Il salto da 11 a 28 metri si percepisce sulla grande parete principale della falesia che è interrotta da un grande canyon ricoperto di enormi rami di Leptogorgia Sarmentosa, tappezzata da margherite di mare e spugne colorate.
L’immersione continua con il giro attraverso i mammelloni ed i canyon verso sud, per poi terminare sul top della secca. Incontri inaspettati, dal branco di calamari, al pesce di passo quali ricciole e tonnetti, banchi di alici e grosse orate, specie in notturna, aragoste e immancabile Alicia Mirabiliis, chiuse di giorno e dalla chioma alla corrente di notte.

Immersione Secca del canyon della Badessa

26canyonbadessa1Siamo nella cala della Badessa da cui prende il nome il sito.
Si tratta di un enorme mammellone che sul top, sito a –16 metri, è attraversato, verso sud, da un grande canyon che termina alla pendici del mammellone stesso.

Intorno al grande edificio vi sono una serie di piccole pareti e massi, sulla zona est, dopo una breve piana di sabbia, su un fondo posto a -32 metri, vi sono una serie di piccole conformazioni rocciose a scalino e parete tra le quali si possono osservare resti di anfore romane, probabilmente residui di naufragio o di carico caduto in mare durante un fortunale.
Ai piedi del canyon e sulla parete ovest non è difficile scorgere enormi polpi e notare immancabili rami di Leptogorgia che ricoprono le pareti ed il letto del canyon.
Cernie si affacciano sotto i massi esterni e banchi di pesce si trattengono, alternativamente, sul lato ovest o sud.
Sulle pareti la presenza di nudibranchi e negli spacchi del canyon non è difficile trovare grossi gronchi.

Immersione Nisida – Mammelloni

27nisidamammelloniNisida, la più piccola delle isole campane, collegata alla terra da una piccola strada, è caratterizzata da ricchi fondali. La secca detta dei mammelloni è sita appena fuori il grande banco di Nisida ed è antistante il porto naturale di Nisida, detto porto Paone.

I mammelloni, il cui termine fu coniato dall’esploratore e naturalista francese Jean Baptiste Bory de Saint-Vincent, sono una formazione rocciosa creata dall’eruzione di magma relativamente denso attraverso uno stretto camino sito in un letto di roccia.

Lo scorrimento di magma da successive eruzioni forma altri strati sopra i precedenti, e il risultato di questo impilamento si strati può superare anche i 100 metri sopra il livello della superficie circostante.
In queste acque troviamo una formazione di due mammelloni molto grandi, top a -14 e fondo a -28, che ricoperti di gorgonie gialle e bianche, ben si prestano alla fotografia subacquea.

Rivestiti di parazooanthus sulle pareti buie, i mammelloni ospitano branchi di pesce stanziali, castagnole e zirri, oltre che alici, saraghi e occhiate.
Il fondo, generalmente sabbioso, ospita rami di Leptogorgia e pinne nobilis, sul lato ovest invece, il fondo precipita verso profondità vicine ai -60 metri.

Immersione Secca di Nisida

28seccadinisidaIl sito fa parte del banco esterno di Nisida ed è separato dalla stessa da un pianoro di sabbia che scende sino a – 24 metri.
La secca consiste in una parete a falesia che si erge fronte sud, molto lunga e varia con il top a – 11 metri, fondo a -22 metri ed un “altopiano” caratterizzato da diversi pinnacoli e canyon.

La fauna marina è composta da gorgonie del tipo Eunicella Cavolini, di colore giallo, ed Eunicella Stricta, di colore bianco.
E’ facile, inoltre, incontrare rami di Leptogorgia Sarmentosa che con i loro polipi minuti e sottili sembrano tessere merletti raffinati dai colori che vanno dal verde acido, al giallo ocra, all’ arancio e al marrone. Bellezze subacque da fotografare con lampada in controluce.
Sull’alga bruna vivono numerose flabelline viola e gialle, del genere Cratena, minuscole quanto belle da vedere e fotografare. Sulla parete incontriamo numerose “vacchette di mare” con il loro manto pezzato e, spesso, in accoppiamento.

Fitti branchi di saraghi, diplodus vulgaris, popolano il top della secca e nei canyon si aggirano grosse spigole e cefali dorati. Nelle fessure della grande parete spesso si intravedono le antenne di aragoste che fanno capolino incuriosite dalla presenza dei sub.
L’immersione dura circa 40 minuti in multilivello ed è ottima per open con minima esperienza.

Nisida, secca dell’ancora

29nisidaseccadell'ancoraSiamo nei pressi di Porto Paone, isola di Nisida.
La grande falesia si tuffa verso sud/ovest e si immerge per circa 10 metri, per poi continuare, in una franata di massi, sino a diventare una serie di quattro pareti a promontorio che si diramano “a zampa di gallina” verso ovest e che finiscono poi su una distesa sabbiosa.

A nord dell’ultima parete troviamo una grande formazione rocciosa monolitica perfettamente spaccato a metà le cui pareti sono ricoperte di gorgonie gialle.
Particolarmente emozionante è attraversare lo spacco scorgendo tra le gorgonie una grande ancora, stile ammiragliato, rimasta incastrata nello spacco delle rocce.

Sia le pareti che il monolite sono ricoperti di gorgonie gialle e bianche e rami di Leptogorgia Sarmentosa e sono tappezzate di parazooantus axinella dette anche ” margherite di mare “.

Aragoste, branchi di saraghi, cefali, spigole e gli immancabili banchi di alici e castagnole, colonizzano i canyon e le pareti, rendendo l’immersione davvero gradevole. Per le caratteristiche del sito si consiglia un’immersione notturna che farà ammirare branchi di alicia mirabiliis ed altre creature notturne presenti numerose in queste acque.

Nisida relitto contraerea

30relittocontraereanisidaSiamo a pochi metri dalla meda del Parco regionale dei Campi Flegrei, su un fondo di sabbia si erge una delle più belle secche di Nisida. Una serie di pinnacoli che creano canyon complessi fa da cornice circolare ad un relitto di una contraerea da nave che, conficcata della sabbia, evidenzia la canna di sparo, la torretta girante, il volantino di alzo tiro e la santabarbara tutta divelta, probabilmente a causa di un colpo ben assestato, che ha fatto esplodere la riserva di munizioni in essa contenute e letteralmente saltare via dalla tuga della nave ove era montata, tutta l’arma. Il relitto è di grande effetto e lo sarà ancora di più appena il nostro progetto di raddrizzarla in posizione di sparo la renderà ancora più emozionante. L’immersione prosegue con l’attraversamento dei canyon ricoperti di una fitta foresta di gorgonie e popolata da cernie di diversa taglia. Sulle gorgonie e sull’alga bruna si possono osservare le bellissimi nudibranchi del genere “cratena peregrina” e “ flabellina affinis” oltre che “Discodoris atromaculata” conosciuta come vacchetta di mare.
Attraversata una piccola radura si arriva ad un magnifico arco naturale a – 19mt che attraversato porta al percorso di ritorno o, se lo permette l’aria, all’esplorazione di un enorme monolite a parete che conduce verso un altro relitto, un grande avvolgicavo,con ogni probabilità della stessa nave. Profondità-14/-22 mt. Consigliatissima per riprese video e foto.

Immersione panettoni di Nisida

31panettonidinisida2L’area, situata a nord del banco di Nisida, è caratterizzato dalla presenza di un complesso di tre grandi mammelloni, (il termine fu coniato dall’esploratore e naturalista francese Jean Baptiste Bory de Saint-Vincent) le tipiche formazioni rocciose create dall’eruzione di magma relativamente denso.
Il top di questo complesso è situato a – 14 metri ed il fondo a – 25 metri.

La formazione rocciosa è ricoperta da fantastiche gorgonie gialle e bianche che unitamente alle grosse spugne gialle esistenti in queste acque, caratterizzano la flora di questo sito.

Banchi di pesce bianco e nudibranchi dalle colorate livree sgargianti, popolano invece questi fondali che per la conformazione delle pareti e degli scorci presenti, ben si prestano per la fotografia subacquea.
L’immersione si presenta semplice e suggestiva ed adatta a tutti.

Immersione secca del giardino degli spirografi

32giardinodeglispirografi3L’area d’immersione è posta a circa 400 metri dalla costa prospiciente il vulcano Solfatara e presenta una profondità che varia da – 9 metri a – 15 metri.
Il sito è un grande banco di arenaria che funge da supporto a migliaia di spirografi del tipo sabella spallanzani, e vede la presenza di molti cerianthus e, attaccati agli spirografi, tanti cavallucci marini, tra i quali anche l’Hippocampus guttulatus, dal caratteristico colore giallo.
La secca è detta degli spirografi per la grande presenza di queste forme viventi dal corpo cilindrico-vermiforme che vivono inseriti in un tubo chitinoso, molle e flessibile di colorazione grigio-marrone fissato al substrato (sabbia, rocce, fango, etc).
Caratteristica la loro corona branchiale fatta di tentacoli disposti a spirale (simile ad un pennacchio) che fuoriesce dall’estremità anteriore.

Secca della Gaiola – Golfo di Napoli

33gaiolaSiamo nell’AMP di Gaiola, zona A inerente le peschiere di Villa Pausillipon, grande complesso residenziale dell’aristocratico Pubblio Vedio Pollione, poi ceduto all’impero.L’area archeologica si estende dalla collina di Posillipo giù per la discesa Gaiola sino alla zona marina, in parte sommersa, nei pressi dell’isolotto della Gaiola. Qui si possono osservare i resti delle opere murarie inerenti il sistema di peschiere della villa, famoso per i suoi murenai, e parte del giardino fronte mare, tutto inabissatosi a causa dei movimenti bradisismici che interessano anche tale zona. AMP dal 1998 come quella di Baia, è considerata zona A nel tratto che circonda l’isolotto di Gaiola e sino al margine sella omonima secca.
Il sito si caratterizza anche per le sue biodiversità. La grande presenza di madrepore Cladocora caespitosa e Parazoanthus axinellae che producono le stesse rocce su cui si insediano triglie, murene e varie specie che prediligono fondali anche più profondi.Molti massi sono poi tana di grandi saraghi fasciati, mentre qualche esemplare di sarago faraone, molto raro, si può incontrare a sud sul margine terminale della secca.
Esposte alla luce solare, ciuffi bruni e rossi di alghe a foglia laminare, fanno bella mostra di se spuntando da piattaforme tufacee, mentre le zone più in ombra di tali edifici mostrano alghe della specie Amphiroa rigida, dai caratteristici mazzetti bluastri.Nutrita la presenza di gorgonie gialle e bianche, sia sul top ( già da – 6 metri) che sulle pareti laterali.
Su un faraglione esterno, in particolari condizioni di buio e corrente, è stato possibile scorgere a soli 10 metri, piccoli rametti di corallium rubrum. Top della secca -2mtsino a -18

Secca di Marechiaro

34secchedimarechiaro2Siamo nei pressi della falesia di Marechiaro alle pendici della collina di Posillipo, che rappresenta l’ultimo lembo visibile di un’antica cintura calderica, l’ignimbrite campana, formatasi circa 12.000 anni fa con l’eruzione del Tufo Giallo Napoletano.
L’area dell’immersione è situata tra il Parco della Gaiola ed il sito di Pietra salata.
Dalla scogliera emersa di Marechiaro si inabissano una serie di promontori che, seguendo la direttiva sud, finiscono su un fondale sabbioso a – 26 metri.

I sommi di tali promontori variano dai -8 ai – 10 metri. Il sito è caratterizzato dalla presenza di bellissime foreste di gorgonie gialle e bianche. Banchi di saraghi di taglia sono frequentatori assidui così come branzini e ricciole di piccola taglia. Grandi polpi si nascondono nei numerosi spacchi, ed una grande quantità di cozze, mitilis galloprovincialis, contribuisce a rendere chiare le acque della zona dando senso al nome Marechiaro. Immersione facile e gratificante per la varietà del fondale.

Pietra salata

35pietrasalataAl largo di Capo Posillipo, a poca distanza dalla splendida “Villa Rosbery”, residenza presidenziale di Napoli, giacciono i resti, ormai sommersi, di una villa marittima di epoca imperiale Romana. L’edificio si protendeva in mare grazie a costruzioni artificiali e dei suoi porticati si sono recentemente recuperate alcune colonne. La costa si impenna in una parete di tufo a picco sul mare, segnata da tagli artificiali, caratteristici, peraltro, dell’intero litorale di Posillipo, spesso attribuiti all’apertura di strade costiere o a diramazioni dell’acquedotto, ma più probabilmente connessi all’attività di cava. La cosiddetta “Pietra salata”, uno scoglio affiorante proprio di fronte la villa Rosbery, è parte integrante di queste rovine, sullo stesso insiste un impianto di peschiera. Lo scoglio degrada verso sud per finire su un fondale di circa 18 metri. L’immersione permette di scorgere i menzionati resti del manufatto di epoca Romana imperiale, in particolare mura e resti di peschiere con le caratteristiche chiuse per l’afflusso dell’acqua ed i gradini e le lunghe murate.
Sul fondo, ove vi è una prateria di posidonia, grandi seppie si lasciano avvicinare per poi scomparire in una nuvola di inchiostro non appena il nostro interesse si fa più “audace”.

Secche del Castel dell’Ovo

36secchecasteldellovoIl Castello sorge sull’isolotto tufaceo dell’antica Megaride (su cui la leggenda vuole che fosse approdata, sfinita, la sirena Partenope, che avrebbe dato il nome alla città antica), in realtà nel IX secolo a. C. vi approdarono navi guidate da Greci, probabilmente Rodii, i quali immediatamente si stabilirono, appunto, sull’isolotto. Su questo nel I sec. A.C. il patrizio romano Lucio Licinio Lucullo fece erigere per sé una fastosa ed enorme villa (il Castrum Lucullanum) famosa per i cosi detti “pranzi Luculliani”, per le sue peschiere, i grandi frutteti ove, per la prima volta, furono importati dall’oriente i Peschi ed i ciliegi, oltre per aver ospitato il poeta Virgilio chiamato dai napoletani “il mago” che la legenda popolare vuole essere colui che pose un uovo magico nelle mura del castro Luculliano, poi divenuto monastero ed infine “ Castel dell’Ovo” grazie a tale legenda, la cui integrità sarebbe stata di buon auspicio per Napoli. Il fondale si articola con un declivio che mena ad una Cigliata a – 30 metri a sud dal famoso castello. Il fondale roccioso con secche che si alternano tra loro, è caratterizzato dalla presenza di Cerianthi, Nudibranchi e pinne nobilis. Buona la visibilità con venti provenienti dai quadranti nord. Si incontrano facilmente polpi, saraghi di piccolo taglio, scorfani, ma sopratutto aragoste che popolano il ciglio. Il sito è consigliato anche per immersioni notturne data anche la suggestiva vista di Napoli illuminata. Le aragoste sono la caratteristica di questa immersione, ve ne sono tante!

Relitto del Doris

37DORISIl sito è localizzato all’esterno dell’antimurale del molo di S. Vincenzo, braccio maestro di ponente del porto di Napoli. Sul fondo, a circa 20 metri, vi è il relitto di una nave cargo, il Doris, sopranominata ”Olandese Volante”. Proveniente dda Iskenderun, in Turchia, diretta verso il centroamerica, il cargo entra nella rada di Napoli il 12 ottobre del 1964 per poi affondare due giorni dopo a causa di una forte mareggiata e della rottura dei mezzi di governo. Il cargo, lungo 120 metri, è adagiato sul fondo a circa – 20mt con la propria fiancata sinistra, la murata destra è a – 10mt circa. Esso offriva suggestivi passaggi interni, ma,  purtroppo, ora della nave è rimasto intatto il castello di controllo fino allo specchio di poppa; la violenta mareggiata del 23 dicembre 2004 ha fatto collassare la stiva centrale per cui la zona di prua è possibile visitarla solo esternamente, per il medesimo motivo sono caduti nel fondo fangoso i maestosi alberi, prima oggetto di bellissime foto, il relitto è, per le sue dimensioni e per la penetrabilità molto affascinante ed adatto alla video e foto sub. L’immersione sul relitto è caratterizzata dalla presenza di reti, la visibilità può scarsa nei primi metri, l’immersione da evitare con venti di quadrante sud, quindi è consigliabile visitare il sito con venti di maestrale e levante, ottimi per la visibilità e il mare calmo. Il relitto è habitat di numerose specie quali cernie saraghi, murene, gronchi, nudibranchi ed aragoste. In autunno si incontrano affollati branchi di ricciole.

Relitto dell’Ashanti Palm

38relittoashanti1A poca distanza del sito ove giace il Doris, verso sud ad un gomito del molo di S. Vincenzo, giace su un fondo che arriva a -36 mt il relitto di una vecchia nave a propulsione a vapore. Adibita al trasporto di oggetti orientali, l’ Ashanti Palm affondò a Napoli nel 1962, a causa delle avverse condizioni meteorologiche. La nave, si presenta spezzata in tre sezioni ed il sommo di profondità è sui 20 metri. Molto interessante per la fauna, pesci di branco e di passo, cernie, aragoste, San Pietro ed una enorme Rana Pescatrice che, raramente, si fa vedere e porta i segni di tentativi di pesca ed arpiona ture, poco incline alla “confidenza” con i sub, si tiene alla larga, ma, a volte, qualche fortunato la riesce a vedere. In alcune stive è possibile vedere ancora alcuni resti del carico. Anche se la profondità è vicina ai 30 e più metri in alcune parti, la penetrazione è molto suggestiva soprattutto nella parte centrale della stiva di enormi dimensioni. In genere l’immersione si propone in full day con il Doris per una perfetta accoppiata di relitti. Tra le dotazioni ed accessori si ritengono indispensabili torce di generose dimensioni e foto o video sub.

Secca di Terra Murata, Procida

39terramurataA sud dell’isola di Procida, poco distante dalla grande falesia di Terra Murata, vi è un agglomerato di mammelloni e massi di notevole grandezza.

Il sommo della secca, corrispondente al mammellone più alto, è di – 11 metri e la secca ha un pianoro a – 28 nella zona che guarda sud e a – 15 nel confine della piana sabbiosa che porta a terra murata.

La secca è piccola, tanto che con acqua limpida la si vede tutta, ma molto articolata, tanto che l’immersione, in multilivello, dura sempre non meno di 35/40 minuti.

Canyon tra i mammelloni ed una varietà di specie da tana e pelagiche la caratterizzano positivamente. Gorgonacei e margherite di mare la fanno da padrona in questa piccola oasi tra le sabbie. Aragoste numerose si possono trovare sulle paretine che guardano verso l’isola, mentre gronchi di taglia stazionano nei massi ai piedi della secca.

Punta del Pizzaco, Procida

40procidapizzacoSulla punta estrema sud/ovest della baia della Corricella troviamo una parete che viene considerata tra le più belle nel Mediterraneo. Si comincia l’immersione partendo da una piccola insenatura con fondo sabbioso, poi si inizia la discesa trovando un primo scalino a -5, poi -12 ed infine, attraverso un canalone verticale, si giunge alla profondità di circa 26 metri. Con la parete a destra iniziamo la nostra esplorazione trovandoci, a circa – 32 metri in un ingrottamento dovuto all’erosione, che ci riserva belle e gradite sorprese : rami di corallium rubrum con i polipi aperti fanno mostra di se negli spacchi già a – 28 metri. Scendendo sino ai 40 metri possiamo osservare bellissime gorgonie Paramuricea Clavata. La parete, scendendo verticale, sino a – 70 metri, ci riserva incontri quali: cernie, banchi di Anthias, saraghi di pezzatura, pelagici.

Punta Solchiaro, Procida

41puntasolchiaro1Ci troviamo a sud /ovest di Procida, alla punta estrema della baia della Chiaiolella e di fronte all’isolotto di Vivara. Punta Solchiaro è un promontorio che si inabissa dolcemente in acqua, nei primi metri vi è una caduta di massi e, poi, due salti il primo a -12 ,metri ed il secondo a -25 metri, per poi scendere in parete sino a -50 metri.
L’immersione si svolge su una splendida frana con massi che costituiscono la classica tana di cernia. Nella zona subito adiacente alla punta e proseguendo verso sud, a circa -40 metri, si notano vecchie carcasse d’auto e moto oltre ad altri rottami caduti già dalla montagna anni addietro, poiché la stessa era oggetto di scarico di pattume.A -38 metri ci s’imbatte in un ramo di Gerardia Savaglia (falso corallo nero), contornato da vari rami di Eunicella Cavolini e Paramuricea Clavata, ma tutta l’immersione è caratterizzata da incontri con polpi, scorfani, saraghi, ricciole, pesci San Pietro, oltre a varie specie di stelle marine e ricci. La si può quasi considerare un’immersione in mare aperto, dato che il fondale, ad alcune decine di metri dalla punta, si inabissa rapidamente.

Secca delle Formiche di Vivara

42secca delle formiche2A mezzavia tra Procida ed Ischia sulla direttiva Vivara/Castello Aragonese d’Ischia, il fondale risale improvvisamente con guglie e pinnacoli sino a -4 metri, cosutituendo le secche di Vivara altrimenti conosciute come Secca delle Formiche. L’immersione in tale sito è senz’altro una delle più belle del Mediterraneo. Si tratta di una grande formazione rocciosa che in più punti è battuta da forti correnti che hanno dato origine, grazie all’erosione, a grotte, passaggi e archi naturali. Il giro completo della secca non è possibile farlo a meno che non si possa considerare un’immersione di 60/65 minuti alla profondità media di -15, con la riserva d’aria di un mono da 15, chiaramente sono in pochi a poterlo fare, quindi la si divide in due diverse immersioni: nella prima si visita un grande sifone con arco naturale e, poi, dopo un percorso di circa 70 metri di parete, si penetra uno stretto passaggio che porta ad un grande antro con camino superiore dal quale entra la luce, per poi uscire dalla grotta da una grande apertura a cuspide e ritornare verso l’ancoraggio.
Il secondo percorso prevede l’ingresso diretto nella grotta grande, l’uscita e la navigazione verso sud attraverso due archi naturali e la visita di altre tre grotte cieche. Ricoperta da gorgonie gialle la secca riserva incontri a sorpresa: ricciole, orate, dentici, aragoste, cernie, grossi polpi e gronchi di pezzatura.
Possibilità di vedere il riccio saetta ed il diadema, rari, ma non in questo sito.
L’immersione è indicata per le riprese video e fotografiche.

Secca del torrione

43torrioneL’area d’immersione è a poca distanza dal Castello Aragonese di Ischia, tra il sito del Banco d’Ischia ed il sito delle Secche delle Fumose.
Situata a – 12 di cappello e con fondo a – 24 metri, l’area presenta un grosso corpo roccioso meta di immersioni facili e tranquille.
I fondali creano un habitat ottimale per una fauna marina che ama ambienti semioscuri.
Crostacei pregiati come cicale di mare, che d’estate risalgono a basse profondità per riprodursi, popolano queste acque.
Numerose anche le specie di pesci presenti.
Scorfani, cernie, aragoste, polpi e branchi di sparidi godono della compagnia di ricciole, tonnetti e spigole anche di grosse dimensioni.
La straordinaria bellezza di questa immersione è accessibile sia ai neofiti, per la profondità massima che non supera i 20mt che ad esperti o fotografi appassionati di foto d’ambiente.
L’immersione è indicata infatti per le riprese video e fotografiche.

Secca del Rummolo

44seccarummoloLa secca è sita tra l’isola di Procida ed il porto di Ischia. L’area si caratterizza per la presenza di grandi corpi rocciosi che con cappello a -9 metri e -12 metri, finiscono sulla sabbia a – 24 metri e – 35 metri. La fauna presente in questo sito vede la presenza di grosse pinna nobilis, e non è difficile imbattersi in grandi branchi di sparidi e cernie. La presenza di natanti e navi traghetto rendono l’immersione alquanto difficoltosa, pertanto è preferibile optare per tuffi invernali o autunnali in tale sito. Poco distante passano i cavi dei servizi telefonici e della distribuzione della corrente per Ischia.

Punta di San Pancrazio, Ischia

45sanpancrazioischiaA sud dell’isola di Ischia, dopo Cartaromana, tra il Banco d’Ischia ed il sito di Punta Sant’Angelo, entriamo nella baia di San Pancrazio. Il promontorio è un buon sito di immersione, l’articolazione della parete emersa con solchi profondi e grotti la ritroviamo, identica, sott’acqua. L’ immersione parte dall’interno della baia verso il promontorio dove ad una profondità di -9 metri / – 12 metri si scorge una parete ricca di spacchi ed ingrottamenti popolati da cernie e gronchi. La parete finisce poi la sua corsa, attraverso una caduta di massi, a – 40 metri. L’habitat di questi fondali gode di acque sempre pulite e limpidissime, frequenti sono gli incontri con pesci di taglia come saraghi, cernie, ricciole. Immersione ideale combinata in full day con Sant’ Angelo.

Ischia Sant’ Angelo, scoglio dell’Elefante

46s.angeloelefante2Ad ovest dell’isola di Ischia, vi è un isolotto collegato con un istmo alla terra : Sant’ Angelo. Il sito riserva due immersioni di grande bellezza: la parete dell’Elefante ed i pinnacoli esterni. La parete dello scoglio dell’elefante prende il nome da un formazione rocciosa il cui arco ricorda un elefante con la proboscide alzata e le orecchie ritte.
L’immersione sotto tale arco riserva emozionanti sorprese, oltre le grandi gorgonie rosse, un angolo quasi retto della parete, a -40 metri, che è ricoperto interamente di grandi rami di corallo rosso, per circa 40 mq.

Ischia Sant’Angelo, la Punta

47puntasangeloL’immersione sul lato esterno, a sud/ovest, parte da un pianoro di sabbia a – 15 metri che mena a dei pinnacoli posti a -38/43 metri sui quali vi sono, in abbondanza, rami di falso corallo nero “Gerardia Savaglia”. Di ritorno dalla parte più fonda, si visitano i canyon vicini la parete della punta che riservano sempre incontri con cernie fuori tana e pesce di passo. Comoda e sicura la eventuale deco in parete a 5/10 metri.

Banco di Santa Croce, Vico Equense

48bancodisantacroceProssimo al lido Bikini di Vico Equense, vi è il sito della Secca del Banco di Santa Croce, detta anche del Bikini. Si tratta di tre corpi rocciosi di diversa conformazione, la secca di fuori, il banco dei tre sommi e la secca della grotta. Il sito è quello con la più alta densità di biomassa del Mediterraneo. Grandi gorgonie rosse, Gerardia Savaglia, grandi cernie che in branchi di 7/8 esemplari accompagnano i subacquei in immersione, una moltitudine di sparidi di ogni genere e barracuda senza alcun timore, attendono i sub appena scesi in acqua con l’intenzione di rimediare qualche boccone, anche se oramai i sub hanno, finalmente, capito che portare da mangiare ai pesci è contro logica naturale. Per la indubbia bellezza del sito sommerso, si raccomanda di non dimenticare foto e videocamere, potreste pentirvene!

Capri, parete di Punta Arcieri

49capripuntaarcera5Sul lato ovest della bellissima isola, a poca distanza dalla famosa grotta azzurra, vi è un parete che scende in un’acqua che definire cristallina è poco! L’immersione comincia con una sella a circa 12 metri che discende in un profondo canalone sul cui crinale, a circa 23 metri, comincia una foresta di Paramuricee del genere Clavata, branchi di carangidi incuriositi seguono i sub e, con faccia tosta, di pongono quasi in posa per farsi riprendere dalle video e fotocamere dei sub. L’immersione è di quelle davvero emozionanti che restano negli occhi e nel cuore del sub appassionato. Massima profondità 42 metri, ma, la parete scende, scende, scende!

Capri, salto di Tiberio

50caprisaltoditiberioSiamo nel lato est dell’isola che guarda la penisola Sorrentina, la parete denominata appunto salto di Tiberio, si inabissa sino alla profondità di circa 34 metri. Su essa prosperano Paramuricee e gorgonie gialle, è patria indiscussa delle murene, durante i nostri accessi ne abbiamo contate anche 5/6 per metro quadrato! Acqua molto chiara ne rende piacevole e sicura l’immersione, raccomandato l’uso di fotocamere e video.

Capri, Faraglioni
51caprifaraglioni

Immersione di impatto emotivo dovuto alla fama degli enormi scogli affioranti dei quali uno è attraversabile, in superficie ed in immersione. L’immersione parte dal faraglione di terra che si articola con una ripida parete sino ad un fondo sabbioso a -32. Rare paramuricee e pesce di passo. Si sconsiglia immergersi in estate per il sostenuto traffico di imbarcazioni.

Capri, il traliccio di punta carena

52capritraliccioCirca cinquant’anni fa a causa di una forte tempesta che s’imbatté sull’isola di Capri, un grosso traliccio di alta tensione posto in prossimità del faro di punta carena, venne sradicato dal forte vento e precipitò in mare. Qui la forza del mare lo trascinò lungo la ripida parete rocciosa sommersa sino ad un punto in cui la roccia termina, a circa 58 metri, sulla sabbia che declina dolcemente verso il fondo. Sulle traverse e montanti del traliccio si è creata una colonia di paramuricee del genere clavata e spugne incrostanti gialle. L’immersione è impegnativa per la presenza di correnti e la profondità 45/58 mt.

Relitto del Miseno

53relittomisenoIl miseno era un rimorchiatore della Marina Militare Italiana, la sua lunghezza è di circa 25mt per una larghezza di 7. Il 27 novembre 1982 proveniente dalla Maddalena e diretta verso Napoli. Giunta nei pressi di Ischia fu coinvolta in un fortunale ed imbarcata acqua dalla dritta iniziò ad affondare. L’equipaggio fu tratto in salvo da mezzi di soccorso da altre imbarcazioni accorse in aiuto. Il rimorchiatore affondò finendo con il posizionarsi su un fondale che va dai 65 ai 75 metri ed, attualmente, è così posizionato con la prua ad ovest in posizione di navigazione. Il fumaiolo è a -58mt mentre il resto è a -65/70mt.
L’immersione è chiaramente riservata a sub tecnici con provata esperienza, inoltre rappresentano difficoltà aggiunta la lontananza dalla costa, la presenza di correnti e la profondità stessa. Per coloro che ne hanno i requisiti risulta di grandissimo impatto emotivo grazie alla ottima conservazione del relitto e alla presenza di tanto pesce.

Secca di Forio

54seccaforioQui il fondo risale sino a -35mt da profondità abissali. Posta circa 3 miglia fuori Forio d’Ischia è un’immersione che prevede un uscita di full day data la distanza. Sul cappello si possono incontrare specie di passo come ricciole, tonni e stanziale come aquile di mare, gattucci, gronchi e cerne. L’acqua sempre limpida offre spunti ottimi per la video e foto sub. Profondità dai 35 a 55 limite, poi scende ulteriormente.